SHARPE ALL'ATTACCO by BERNARD CORNWELL

autore:BERNARD CORNWELL [CORNWELL, BERNARD]
Format: epub
pubblicato: 2010-02-27T23:00:00+00:00

aveva insegnato ai bambini a leggere e scrivere. Non si era mai comportato

con cattiveria.

E ora era morto. Il suo corpo, irriconoscibile, giaceva fra le ceneri della

chiesa, in mezzo ad altri cadaveri raggrinziti dal calore, fra le travi del tetto

consumate dal fuoco e crollate al suolo. In strada c'era la carcassa di un

cane, con un rivolo di sangue ormai secco che gli usciva dalla bocca e un

nugolo di mosche che ronzava sulla ferita nel fianco. Altre mosche si

erano concentrate all'interno della taverna più grande e Sharpe, dopo avere

spalancato la porta con il calcio del fucile, fu scosso da un tremito

involontario. Maria, la ragazza che piaceva a Harper, era distesa nuda

sull'unico tavolo rimasto intatto nel locale, con le mani inchiodate al

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ripiano di legno da pugnali piantati nel palmo, e sul suo ventre

insanguinato e sulle mammelle camminavano le mosche. Ogni botte di

vino era stata sfasciata, ogni bottiglia infranta e ogni mobile, a parte quel

tavolo, fatto a pezzi.

Sharpe si mise a tracolla il fucile e sfilò i pugnali dai palmi di Maria, le

cui braccia bianche ricaddero inerti, una volta libere. Perkins, dalla soglia,

fissava la scena con occhi inorriditi. «Non stare lì a bocca aperta», scattò

Sharpe. «Trova una coperta, un telo qualsiasi, e coprila.»

«Sì, signore.»

Sharpe uscì di nuovo in strada. Vicente aveva gli occhi pieni di lacrime.

Aveva trovato cadaveri in una mezza dozzina di case e sangue dappertutto,

ma nessun essere vivente. I sopravvissuti di Vila Real de Zedes, i pochi

rimasti in vita, erano fuggiti dal villaggio, costretti a scappare

dall'indifferente ferocia dei conquistatori. «Saremmo dovuti restare», disse

Vicente, in tono rabbioso.

«Per morire con loro?» ribatté Sharpe.

«Non hanno avuto nessuno che li difendesse!» proruppe Vicente.

«Avevano Lopes», replicò Sharpe, «che non sapeva come combattere e,

se l'avesse saputo, non sarebbe rimasto qui. Se li avessimo difesi, ora

saremmo morti pure noi e loro non sarebbero comunque rimasti in vita.»

«Saremmo dovuti restare», insistette Vicente.

Sharpe lo ignorò. «Cooper? Sims?» I due uomini impugnarono i fucili.

Per primo fece fuoco Cooper, poi, dopo che Sharpe ebbe contato fino a

dieci, fu Sims a tirare il grilletto. Infine, dopo avere contato di nuovo fino

a dieci, toccò a Sharpe sparare in aria. Era il segnale convenuto con Harper

affinché portasse giù dall'altura il resto degli uomini. «Cercate qualche

vanga», disse quindi Sharpe a Vicente.

«Vanghe?»

«Dobbiamo seppellirli.»

Il cimitero, circondato da un muro, si trovava subito a nord del villaggio

e in una piccola capanna nelle immediate vicinanze furono trovate alcune

pale da becchino, che Sharpe distribuì fra i suoi uomini.

«Che le fosse siano abbastanza profonde da impedire agli animali di

rovistarvi», ordinò, «ma non troppo.»

«Perché non devono essere troppo profonde?» si risentì Vicente,

pensando che una sepoltura superficiale fosse uno spietato insulto per i

morti.

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«Perché quando gli altri abitanti torneranno», gli spiegò Sharpe, «le

riapriranno, in cerca dei loro parenti.» Avendo trovato nella capanna un

grosso telo di iuta, se ne servì per trasportare dalla chiesa i cadaveri

carbonizzati. Mentre cercava di staccare dalla croce bruciata il corpo di

padre Josefa, il braccio sinistro del religioso si strappò dal resto, ma Sims

notò quant'era successo e andò ad aiutare il tenente ad arrotolare nel telo la

salma annerita e raggrinzita.

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